Museo Civico Archeologico della Linguella

Museo Civico Archeologico della Linguella

All’interno della maestosa Fortezza della Linguella è stato aperto al pubblico, nel 1988, l’omonimo Museo Civico Archeologico: un incredibile viaggio nel tempo lungo undici secoli attraverso gli eccezionali reperti rinvenuti negli scavi elbani e nei relitti del suo mare. La visita si snoda tra la collezione archeologica ospitata negli antichi Magazzini del Sale, la Villa romana del piazzale della Linguella da cui provengono alcuni dei reperti ospitati nel Museo e la Torre della Linguella affacciata sulla baia di Portoferraio.

Come arrivare al Museo

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Museo Civico Archeologico della Linguella

Museo Civico Archeologico della Linguella
Piazzale della Linguella 5, 57037 Portoferraio (LI)

Servizi del museo

  • Laboratori didattici
  • Sala proiezioni
  • Sala per mostre temporanee
  • Servizio prenotazione
  • Scheda in lingue

Galleria fotografica

Didattica

Il racconto del Museo inizia dall’VIII secolo a.C., quando l’Elba fu crocevia di popoli e isola in cui Etruschi, Punici e Greci delle prime colonie trovarono terreno fertile per entrare in contatto e commerciare: passeggiando tra le prime teche del Museo della Linguella sono visibili ripostigli bronzei, ma anche anfore per cibi e bevande punico-fenicie, messaliote ed etrusche, a testimonianza di quanto il mare fosse un motore di connettività tra popoli e non una barriera di divisione. 

Non è un caso che l’Elba, cuore di ferro pulsante della metallurgia etrusca, fu a lungo contesa nello scacchiere del Mediterraneo, attirando persino i greci di Siracusa che riuscirono brevemente a prenderla alla metà del V secolo a.C. Per controllare il più grande bacino minerario del Mediterraneo serviva già allora un sistema difensivo solido! Nel Museo è possibile osservare i reperti delle fortezze di altura di Procchio e di Castiglione San Martino, insediamenti etruschi fortificati dal V al III secolo a.C. che sembrano veri castelli in luoghi strategici da cui controllare il mare e la terra. Attraverso interessanti schede di approfondimento il Museo della Linguella offre l’opportunità di capire come la ricerca scientifica abbia fatto luce sulle scelte che hanno portato alla costruzione di questi luoghi, sulle caratteristiche degli abitanti che li popolavano e sul loro modo di vivere, lavorare, pregare e persino mangiare!

Nel corso del III secolo a.C., tuttavia, la potenza romana non era più arginabile, penetrando con la forza dei propri commerci e non con la spada anche in un’Elba che ormai non si sentiva più etrusca: il relitto di Montecristo esposto nel Museo ci parla della prima vera globalizzazione conosciuta nel mondo antico occidentale, con le anfore greco – italiche di produzione siciliana e le coppe a vernice nera che provengono dalla Campania e rappresentano pienamente una cultura romana sempre più dominante nel Mediterraneo.

Questo inarrestabile processo di omologazione culturale e di espansione commerciale troverà ulteriore sviluppo dopo la vittoria su Annibale, generale di Cartagine, nel 202 a.C.: il Mediterraneo adesso è saldamente romano e con lui anche il suo gioiello di ematite, l’Elba. I relitti di Sant’Andrea e la necropoli di Capoliveri ci restituiscono, dunque, reperti che testimoniano la grande esportazione di prodotti italici, in particolare vino e olio contenuto nelle anfore e il vasellame da cucina a vernice rossa che tra I a.C. e I d.C. ha reso famose le officine di Arezzo dal Nord Europa fino all’Africa.

In questo momento nasce e si sviluppa una nuova economia in Italia, quella delle ville, ovvero grandi complessi residenziali e produttivi che all’Elba avranno anche la particolare vocazione di esser legate all’otium, ovvero al piacere ricreativo e contemplativo dei più ricchi possidenti romani. Tale ricchezza è ben spiegata nel Museo dalle planimetrie e dai reperti dei due principali complessi elbani: la Villa delle Grotte e la villa della Linguella, entrambe attive tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale.

All’età imperiale appartengono anche gli ultimi reperti esposti nel Museo e provenienti dai relitti di Chiessi, Punta Cera e Porto Azzurro, un momento in cui i prodotti importati dalle province iniziano a predominare su quelli realizzati in Italia. Questo lungo processo, percepibile già dalla composizione delle stive delle navi alla fine del II secolo a.C., sarà chiarissimo nel V secolo, momento dei più recenti reperti esposti alla Linguella che sono produzioni Nord Africane ed in generale provinciali: vino, olio, profumi ed alimenti provengono dalle province, dalle quali Roma e l’Elba importano anche vasellame come merce sussidiaria e – di conseguenza – l’estetica a tavola, nuove usanze alimentari e forse nuovi gusti.